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friend of the month: Vasilij Grossman "Life and Destiny"

martedì 12 maggio 2009

Viccì, Adamo e l'uomo (è) vivo



E le donne?
Si fanno in tre...
ma perdono il re...




Non si fa presto notte, a Bruxelles. Perchè quella riposa nel cuore grigio del letto franco-vallone: la cuccetta alta del castello che il buio non riesce mai ad inondare.

Ma nella sera lunga che corre per i suoi giardini, sottili braccia di serre tornite da arti nuove si allargano ad accogliere le antiche genti che sempre ricorrono, come i casi della storia.
Nell'ombra umida di celle botaniche il sangue misto di lingue d'oca e d'oriente si rapprende in nuovi colori.
Fin sull'ingresso in quelle umane stalle un ronzante brulicare di gente ci assale, ma subito tutto si scompone, deriva, si rapprende, e forse scompare. Come se non ciascuna cosa venisse assorbita, come se non tutto fosse necessario.
Si tratta solo, poi, di indovinare la porta giusta, senza l' aiuto del coniglio bianco... anche se il buttafuori di nero vestito l'ha sostituito. Ma se l'uno ha fretta, l'altro non ha voce.

Qualcuno indugia, spargendo la voce, o forse solo la parvenza, che non sia mai troppo tardi quando i concerti sono due.
Forse tutti sanno che può essere invece troppo presto, che un concerto danneggia il godimento dell'altro, se fra i due non ci sia combinazione, duetto.

Parte Prima- Au Revoir Simone
Passa il primo freddo della stanza grande povera di gente.
Passa l' incanto del palco abitato da sconosciuti.
Passa l'incauto agire che induce il posto poco familiare.
Questo resta:
1) un taglio di capelli da scopa susanna, dove la frangetta sostituisce la paletta sulla soglia della fronte
2) l'accozzaglia più sbagliata ed esteticamente scorretta di vestiti vomitage
3) le luci della festa delle medie nella taverna della casa dell'amico che si è smesso di frequentare dalle scuole superiori
4) la voce di bambine sadiche che torturano le formiche per vedere l'effetto che fa- evengoanch'io

La stucchevolezza dell'insieme, l'eco dei commenti di una coppia gay decisa a scansare qualsiasi equivoco di gradimento, il tintinnare della musica all'unisono della coscienza affannata a ricercare con la memoria il punto preciso di un articolo in cui David Lynch veniva chiamato in causa ad affermare che Quelle lì fossero le sue artiste preferite.
... E senti , David, e quale credi che sia la miglior ceretta sul mercato?...

Saranno anche l'orgoglio di mamma e papà alle cene di famiglia, queste figliole (il che implica l'orgoglio di almeno tre famiglie), ma non ci incantano troppo con la loro grazia. Il dito nel vasetto di miele lo si può intingere una sola volta. Già alla seconda canzone, con loro che suonano le tastiere come preparassero una torta Cameo, noi ci sentiamo stucchevoli.

...
...
...

Poi: un tremoto un temporale che senza farsi annunciare ti lancia gavettoni di musica, pensieri, parole, estrosità, galvanizzante espressione futurista retrò di tutto quello che si potrebbe essere, ma che solo una persona riesce ad essere: trattasi di Vinicio Capossela.

Poco importa che ad attenderlo ci fossero schiere di schiene sudanti umore italiano. Poco importa che lui mettesse tutti in riga, lungo una linea distorta di intuizioni. Molto fece che sul palco buttasse tutto quello che aveva in valigia, che afferrasse ottimi musicisti e li mettesse dietro ad un ilare Adamo entrato a dire e cantare della sua unica Notte che s'è ormai trasformata in più di mille.
Tutto concluse da dietro una maschera Sciaman style che parve identificare in un volto bronzeo quel significato sfuggito ad anni di studio, sotto la voce: riti orfici.

Gloria a chi notti simili sa portare alla fine, in una sola canzone.

Au Revoir Simone- Vinicio Capossela @ Botanique, Brussels 10 Maggio


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